Pubblicato in - 2015-01-21 06:42:00
La protesta più vibrante è stata senz'altro quella dei granata neretini, ma problemi seri sono dappertutto: nei palazzetti piove. E dove non piove, non si gioca per la scivolosità del campo.
E' dovuta all'effetto rugiada, che ad una data temperatura trasforma il vapore acqueo abbondante dello scirocco umido di questi giorni in un velo d'acqua sul quale gli atleti planano con il rischio conseguente di cadere, urtarsi violentemente tra loro e comunque fornire una prestazione non degna del basket vero giocato ad alta velocità.
Ci si deve fermare, far girare molto la palla ma correre poco per non cadere.
Risultato finale: o si tira da fuori in continuazione o hai un Mocavero sotto le plance che segna o prende fallo.
Riduttivo e assolutamente poco spettacolare; ma questo è. E fortuna che non piove dentro per un intervento "clandestino" (molto opportuno) a nostre spese che ha isolato e turato le perdite dal tetto dalla parte più grondante.
Questa fortuna a Lecce non ce l'hanno e piove dentro, il tetto è troppo alto. Non ci permettiamo di parlare del problema in alto loco, è già una fortuna avere il palazzetto. Pensa se dovessimo avere anche il tensostatico che goduria, forse le leve riuscirebbero a fare addirittura il terzo allenamento settimanale, mentre al nord si allenano ogni giorno senza problemi.
Ma anche qui non metto lingua perchè se devo ricordare lo stato di agibilità del pallone di Santa Rosa a base di guano di piccioni preferisco forse che lavorino un pò di più.
Di Nardò parlano loro stessi, gli altri non ridono. Il tempo passa e le strutture sportive pugliesi e salentine si degradano sempre più. Ma c'è la crisi. Risarcire in serie B il ritorno di una squadra che deve rigiocare una gara non portata a termine potrebbe costare anche più di 3000 eur, se fosse il Palermo, più di 2000 per gli altri. Ma c'è la crisi.
Intanto oggi si conta il giorno 21 Gennaio ed il Tensostatico di Monteroni giace com'era, in attesa di essere completato e soprattutto consegnato alle società con un ritardo che inizia a sfiorare il semestre.
Inutile commentare, se non per ammonire che il differimento dei lavori finali e della consegna alle società fa intravedere quel che purtroppo già accade a Surbo: spariscono le porte, i tubi, gli accessori, gli impianti e la struttura diventa una salma prima di nascere.
Cose salentine.
Logicus