STATI UNITI - SPAGNA 107-100 (35-27, 59-58; 83-82)
Kevin Durant forse non tira benissimo (4/12 all'intervallo, 8/18 alla fine) ma ha quella particolarità che distingue un ottimo giocatore da un campione: fa canestro quando conta. Trenta punti, otto dei quali quasi consecutivi nel finale del terzo quarto, quando la Spagna prova a mettere la testa avanti cavalcando un Pau Gasol sontuoso, e una tripla che fa male, malissimo, quella del +7 (93-86) al 34', quella che lancia l'allungo finale, e che dà, per la prima volta nella partita, l'impressione di un'inerzia che gira seriamente verso la sponda States. Poi, ci pensa LeBron James a mettere i ritocchi, in uno strano passaggio di testimone tra le due superstelle che si sono scontrate nelle Finals NBA: cinque punti in fila del Prescelto, con una schiacciata devastante nel cuore dell'area spagnola e una bomba senza senso sulla faccia di Marc Gasol per togliere le castagne dal fuoco in un attacco asfittico, valgono il +9 (102-93) a meno di 2' dalla sirena, il colpo di grazia dal quale la Spagna non si rialzerà più.
LeBron si accontenta di giocare da "secondo violino" sul box-score, con 19 punti, ma arricchisce il tutto con la solita presenza sotto i tabelloni (7 rimbalzi) e la sua duttilità offensiva che lo porta a giocare costantemente da playmaker occulto ri-travestito da 4 tattico contro la zona alternata 2-3 e 3-2 che Scariolo cavalca dal primo minuto. Kobe Bryant, alla sua ultima partita in Nazionale, chiusa con un abbraccio commosso con Pau Gasol, suo compagno ai Lakers, partecipa con 17 punti e un paio di canestri da brivido, mentre, dalla panchina, è importante il contributo di Kevin Love (doppia-doppia sfiorata da 9+9), per appesantire un Dream Team che soffre tanto le prese di posizioni in post-basso dei fratelli Gasol.
E sono proprio le giocate dei singoli, compresa anche una fiammata di Carmelo Anthony a inizio gara (Melo tenderà poi malamente ad affievolirsi con il passare dei minuti) a decidere la partita contro una Spagna che, da parte sua, gioca in maniera splendida su entrambe le metacampo: nonostante i 35 punti subiti nel primo quarto, la zona scompagina il piano-partita degli americani, costretti a giocare subito con il quintetto più leggero per aprire il campo e aumentare la pericolosità dall'arco (15/37 di squadra), e in attacco il gioco corale e il dentro-e-fuori per i Gasol regge contro il maggior atletismo degli avversari. Sergio Rodriguez sopperisce alla scarsa vena di Calderon con una regia da favola, Navarro è in giornata epica (21 punti, 4/9 da tre), Pau Gasol ancora di più (24 punti, 8 rimbalzi, 5 assist e una serie di giocate tecniche splendide in vernice per lanciare la Spagna sul +3 al 24'), Marc lo sarebbe anche se non sbarellasse con due falli banalissimi nel secondo quarto che lo costringono a un lungo periodo di riposo.
Ibaka, comunque, non fa rimpiangere il centrone dei Grizzlies, e la Spagna è lì all'intervallo lungo e alla fine del terzo quarto, a un insperato -1. Poi gli States trovano ossigeno con 5 punti in fila di Chris Paul, e un leggero infortunio a Pau Gasol (manata nell'occhio da parte di James) toglie alla Spagna il proprio punto di riferimento nel momento decisivo. Durant apre la forbice, le Furie Rosse lasciano lì qualche possesso di troppo faticando contro una difesa americana più dura e serrata, ed è poi LeBron, con le due giocate descritte in precedenza, a mandare i titoli di coda. Come quattro anni fa, il Dream Team è ancora d'oro. Per poco, ma d'oro.
Stati Uniti: Durant 30, James 19, Paul 11, Bryant 17, Chandler 2; Anthony 8, Williams 6, Westbrook 3, Iguodala 0, Love 9, Harden 2, Davis 0. All.: Krzyzewski.
Spagna: Calderon 0, Navarro 21, Fernandez 14, Pau Gasol 24, Marc Gasol 17; Llull 5, Ibaka 12, Rodriguez 7, San Emeterio 0, Sada 0, Reyes 0. N.e.: Claver. All.: Scariolo.
Fonte : Eurosport